La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
simpatìa, perfino di assentimento. E Gualdo avrebbe anche assentito, se non avesse potuto ancor dire: - È tardi, o Nebbioso. Mia figlia è già ad altri
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ingordigia dell'ira, la lingua, sì ch'ei dovèa ben spesso parlar con le mani, sentìvasi ora di una inesaurìbile eloquenza, che avrebbe messo in un sacco
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nelle ìntime fibre di lui, e le tenne, finchè ci svanì, oppresse. Mario il capo abbassò, abbassò le pupille, avrebbe voluto inabissarsi tutto. Ma
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un padre, un padre al quale non si sarebbe potuto rimproverare se non la troppa clemenza, e che per mè avrebbe dato tutto il suo sangue, se la metà non
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prudenza avrebbe saputo far meglio di quanto, ora, facèa la vigliaccherìa. Tutto al bene fluisce: dove non può la virtù, giova il vizio. E, allora, ebbe
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faci, che illuminàvano i visi di Aronne, di Erminio, di Gualdo ... La ragazzina lasciò la mano di Mario, e corse dal babbo. Chi avrebbe potuto mascherar
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? ... che offrirgli? che dimandargli? ... Gualdo, in certo qual modo, gli avrebbe dovuto chièder perdono. Pensiero tale gli sommoveva il limaccioso fondo
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quello. Imaginate i tormenti di Mario! Mario avrebbe voluto attossicar con gli sguardi quel giovinetto; la gelosìa dei dòdici Giacobiti non sommava alla
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del loro. Dillo tu, Nera, se mento! Ed io non ho cantato compagni, come tè. Non mi si avrebbe potuto strappare un sol nome colle tanaglie! ... Nè ho